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In Italia il comparto wedding coinvolge circa 83 mila imprese – incluse tutte le realtà imprenditoriali che ruotano intorno al grande giorno, wedding planner, atelier di abiti da sposa e da cerimonia, bomboniere, fiori, riprese fotografiche e video, catering per gli eventi e persino agenzie di incontri – con un giro d’affari che ammonta a circa 15 miliardi di euro e una crescita annuale nel settore del 2%.
Ad avere mercato nel territorio italiano è anche la figura del destination wedding planner – il professionista che si occupa di gestire ogni aspetto del matrimonio delle coppie straniere che scelgono l’Italia come luogo per celebrare le proprie nozze – che risponde alle esigenze specifiche che clienti provenienti da culture diverse possono esprimere per il proprio matrimonio, e che conosce inoltre le peculiarità delle procedure amministrative e burocratiche richieste.
La più ampia quota di mercato (49%) in questo ambito viene dagli Stati Uniti, che sono i primi stranieri a scegliere l’Italia, con una spesa media per ciascun evento che supera i 59 mila euro.
Sebbene negli ultimi dieci anni il numero di unioni sia in calo, l’attenzione alla cerimonia e l’investimento non sono diminuiti, anzi: il matrimonio è un evento “privato” che ha oramai raggiunto una valenza spettacolare e perfino mediatica in alcuni casi. Sempre più coppie decidono di rivolgersi a un wedding planner, un professionista in grado di far fronte ai mille dettagli organizzativi ed emotivi legati all’evento matrimonio: una figura professionale che però non ha l’obbligo di appartenenza a nessun ordine e albo.
Alla luce della crescente affermazione sul mercato di queste figure professionali, UNI e AIWP - Associazione Italiana Wedding Planner hanno elaborato la prassi di riferimento UNI/PdR 61:2019 “Wedding planning - Requisiti di servizio e delle figure professionali del wedding planner e del destination wedding planner”.L’obiettivo del documento, elaborato sulla base del Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF), è quello di stabilire requisiti oggettivi in termini di conoscenze, abilità e competenze – elaborati sulla base del Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF) - che devono possedere i professionisti che svolgono attività di wedding planning.
La prassi di riferimento identifica il benchmark per tracciare un percorso formativo e di certificazione sia delle persone sia del servizio appoggiandosi a un ente di certificazione accreditato, a tutela dei consumatori e al fine di garantire la valenza sul mercato dei professionisti. La prassi viene così a essere l’unico riferimento ufficiale sul mercato per permettere a chiunque volesse, associazione o operatore del settore, di certificare il servizio e/o la figura professionale e fornisce gli elementi per la valutazione di conformità del servizio.
Traccia inoltre delle linee guida e le buone pratiche per questo genere di attività.
Al fine di ottenere la certificazione la prassi prevede, oltre all’analisi del curriculum vitae, due esami scritti per la valutazione delle conoscenze e l’analisi di tre casi specifici, oltre che un esame orale. La certificazione ha durata quinquennale e prevede una sorveglianza documentale annuale.
“Questa prassi è la chiave di volta per la definizione di una figura professionale che opera in un settore sempre più in crescita. Il wedding planner è ora una figura che può presentarsi con abilità, competenze e conoscenze certificate, nell’interesse del cliente e del riconoscimento professionale. La prassi, fornendo linee guida congrue all’elevata professionalità richiesta, agisce nell’interesse dell’intero settore”, ha dichiarato Clara Trama, presidente AIWP.