Notizie | 14 Febbraio 2020

Etica e servizio per la collettività

Lo Statuto di UNI, attualmente in vigore, è stato approvato con Decreto Ministeriale in data 16/09/1991 e reso esecutivo il 7/12/1991 per effetto della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
La sua vigenza è quindi espressamente riferita a un parametro normativo di indiscussa natura mandatoria che ne impone l’attuale revisione a seguito della pubblicazione del Decreto legislativo 223/2017, norma di attuazione del Regolamento UE 1025/2012 secondo il sistema gerarchico delle fonti del diritto che caratterizza il nostro ordinamento giuridico. Tale è la revisione intesa nel suo senso più ristretto, e cioè un cambiamento delle regole con lo schema formale imposto dalla fonte superiore.

Ma la circostanza che la revisione non si limiti a enunciare la possibilità, o meno, di modifica ma la prescriva tassativamente, apre la facoltà di introdurre nel testo modalità di gestione diverse rispetto a quelle con le quali si è tradizionalmente esercitata l’attività di normazione, e di dare vita ad altre manifestazioni di indirizzo suggerite, e talora addirittura imposte, dal diverso contesto socio/culturale ed economico/finanziario in cui si esprime attualmente l’attività dell’Ente.

In questa prospettiva, l’opera di riformulazione del testo da parte del Consiglio Direttivo, dell’apposito gruppo di lavoro costituito e del Centro Studi, si è orientata a conferire il massimo rilievo alla responsabilità politica degli organi statuari i cui titolari, eletti o designati di diritto, devono impegnarsi a garantire condotte riferite non soltanto alle regole giuridiche e deontologiche ma, soprattutto, ai più alti principi etici e ad agire in un’ottica di servizio per il bene della collettività anche nella sfera pubblica, subordinando ad essa l’interesse privato.

Lo scenario che il mondo della normazione volontaria, nazionale e internazionale si trova attualmente a dover fronteggiare è infatti estremamente complesso e definito da decisioni prese da un numero più vasto di attori.
L’attività di UNI è quindi espressamente posizionata, all’interno di un chiaro disegno di strategia normativa, nella finalità di accogliere e di proporre istanze e suggerire nuovi e dialettici paradigmi di regolazione che sottendano risposte adeguate di crescita e sviluppo anche per le “nuove” parti interessate, nonché strumenti consolidati di condivisione e collaborazione per la loro competitività, sostenibilità, parità di trattamento, concorrenza e trasparenza.

La formulazione del nuovo testo, che ha previlegiato la flessibilità della struttura e la chiarezza lessicale e semantica degli istituti, risponde anche alla necessità di indentificare UNI quale adeguato presidio normativo alle rappresentanze di ogni ente esponenziale di interessi, sia pubblico che privato.
A tal fine sono stati individuati quattro livelli nella governance: l’Assemblea dei Soci (funzione giuridica), il Comitato di Indirizzo Strategico (funzione strategica), il Consiglio Direttivo (funzione amministrativa) e la Giunta Esecutiva (funzione operativa).

UNI potrà così esprimere per l’effetto la sua piena funzione di ascolto e di proposizione – nella sua funzione istituzionale anche di Ente esponenziale delle istanze dello Stato comunità – e saprà maggiormente caratterizzarsi quale entità capace di offrire soluzioni appropriate e sarà deputato a conferire caratura a quel fenomeno di trasformazione della partecipazione attiva e della rappresentatività da ridefinire nelle sue matrici fondanti in un dichiarato contesto di globalizzazione avanzata.
Se la competizione si esprime infatti sulla base di differenti e molteplici istanze, è principalmente nello sviluppo di forti elementi programmatici che essa trova la sua decantazione e il suo equilibrio e, quindi, in quelle regole di consensualità e di patto che caratterizzano la normazione volontaria.

E al fine di assicurare un coerente complesso di riferimenti normativi, che qualifichi la competenza di ogni organo statutario in un’ottica sempre presente di continuità funzionale della stessa per il soddisfacimento degli interessi e dei bisogni della collettività, il testo così riformulato rende ancora più evidente come l’attività di normazione, prima veicolo di trasferimento tecnologico dalla ricerca e innovazione al mercato, e successivamente tesa a definire lo stato dell’arte di processi, prodotti, servizi e professioni, risulti propedeutica all’attività di valutazione della conformità, estesa su base volontaria per favorire la leale competizione nel mercato, la sorveglianza attiva e la scelta consapevole dei consumatori alla corrispondenza del sistema delle regole concordate ed accettate da tutte le parti coinvolte.

Adarosa Ruffini
Presidente effettivo del Centro Studi sulla Normazione

Rocco Colicchio
Presidente Emerito del Centro Studi sulla Normazione