Notizie | 14 Febbraio 2020

Sempre più luogo di dialogo

di Stefano Calzolari, Consigliere CNI e Vice-Presidente UNI

Ho partecipato fin dall’inizio alla redazione del nuovo Statuto UNI e posso affermare che non si è trattato di una semplice operazione di restyling, ma di una vero e proprio cambio di “scala”, come quando nel settore automobilistico si passa da un dato segmento a quello superiore.
L’ambizione dichiarata, infatti, era quella di confezionare un “abito istituzionale” più strutturato del precedente, capace di supportare UNI nella maggiore complessità del mondo in cui opera e, in particolare, nella sua accresciuta ampiezza relazionale, comprensiva di una dimensione internazionale sempre più importante.

Nel contempo si è trattato di non perdere alcuna delle caratteristiche friendly di UNI, come la sua apertura e la sua disponibilità a espandere continuamente i confini della propria azione, conservando uno stile sobrio ed efficiente, inappuntabile nella forma ma non “burocratico”, cioè capace di mettere a proprio agio il personale, i collaboratori e i moltissimi utenti.
Secondo me il tentativo è riuscito.

Punto chiave di tutta l’operazione è la rivisitazione della struttura di governance, con l’aggiunta di un livello – il “Comitato di Indirizzo Strategico” – che ha permesso di distinguere accuratamente i compiti di conduzione tecnico-amministrativa, propri del “Consiglio Direttivo” e della “Giunta”, da quelli più politici, cioè dedicati alle linee di indirizzo di lungo termine e alla comunicazione con il mondo esterno, al fine di una ottimale gestione del consenso, fondamentale per chi opera nella produzione di norme volontarie.

A mio avviso, non si è trattato di un appesantimento ma di una evoluzione indispensabile per interfacciare al meglio UNI con il mondo circostante, molto più complesso che in passato, nel rispetto del principio che Albert Einstein sintetizzò brillantemente così: “everything should be made as simple as possible but not simpler” … Riconoscendo, in altre parole, che UNI doveva dotarsi di una governance “sufficientemente complessa” per non perdere contatti e opportunità.

In coerenza con questa linea di sviluppo, ho anche apprezzato l’introduzione del “Comitato di Coordinamento della Pubblica Amministrazione”, con sede in Roma, che avrà il compito di valorizzare gli apporti specifici dei Ministeri e degli altri Enti Pubblici che, a vario titolo, concorreranno alla diffusione dei prodotti UNI e alla sorveglianza sul loro corretto utilizzo, nel rispetto della “congruenza” che sempre dovrà esistere tra le norme volontarie e le leggi dello Stato.

Ciò premesso, come rappresentante del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, cioè di una delle Professioni che dedica più risorse alle attività UNI, ho appoggiato con convinzione la nascita del nuovo Statuto, del quale c’era assoluto bisogno per acquisire più modernità sul piano organizzativo e più consapevolezza di ruolo nella “regolazione” della società contemporanea. Il compito non sarà facile, ma grazie alla sua veste rinnovata UNI potrà presentarsi ancor meglio come “luogo di dialogo”, facilitando la ricerca di complementarietà tra le sue diverse anime e componenti, tutte indispensabili.

Anche gli Ordini Professionali, deputati per legge a svolgere compiti di garanzia a tutela della collettività, sanno di dover collaborare sempre meglio con il mondo imprenditoriale, aziendale, universitario e con le diverse rappresentanze del mondo del lavoro – oltre che naturalmente con le Istituzioni dello Stato – in tutti gli ambiti (e sono tanti !) dove lo Stato non ha individuato “attività riservate”, ma dove è ugualmente importante garantire ai cittadini qualità e sicurezza dei prodotti e dei servizi. Il nuovo Statuto, ne sono certo, faciliterà questa auspicata collaborazione.

La discussione preparatoria, peraltro, è stata molto approfondita e in itinere non sono mancate differenze di visione sulla composizione e sulla suddivisione dei compiti tra i diversi organi statutari. Alla fine, però, si è arrivati a una condivisione unanime dei principi ispiratori del nuovo testo.
UNI, dunque, è stato fedele alla sua vocazione anche in questo frangente, divenendo luogo di “composizione” delle sensibilità delle sue diverse componenti, da quelle storiche che lo hanno fondato a quelle più “giovani”, alle quali spetta principalmente il compito di innovare verso nuovi orizzonti.