Articoli | 22 Settembre 2025
Settimana Europea della Mobilità: il Mobility Management in UNI
La testimonianza di MobilitySquare, azienda che supporta UNI nel suo impegno per promuovere una mobilità sostenibile.
Settimana della Mobilità Sostenibile
Massimo Infunti & Bianca Bettinardi
CEO MobilitySquare - Mobility Manager & ESG Advisor MobilitySquare
UNI ha intrapreso da qualche anno la mission di migliorare quanto più possibile gli spostamenti casa-lavoro del personale. E lo ha fatto con l’ausilio di MobilitySquare, società specializzata in Mobilità Sostenibile e Mobility Management Aziendale.
Si tratta di un impegno concreto che nasce dalla convinzione che ridurre l’impatto ambientale degli spostamenti del personale sia uno dei tasselli fondamentali che contribuisce all’SDG 11 dell’ONU, quello sulle città e comunità sostenibili.
Ma qual è l’importanza del Mobility Management? Chi se ne occupa? Come si traducono grandi principi teorici nella pratica quotidiana? Ne parliamo con Massimo Infunti e Bianca Bettinardi , rispettivamente CEO e Mobility Manager & ESG Advisor di MobilitySquare.
Partendo dal principio, come si inserisce la figura professionale del Mobility Manager nell’azienda? E quali sono i benefici che l’azienda può trarne?
La figura professionale del Mobility Manager si inserisce nel contesto aziendale con il fine di razionalizzare gli spostamenti casa-lavoro del personale e promuovere la mobilità sostenibile, riducendo di conseguenza l’impatto ambientale e la forte congestione nelle nostre città.
Il lavoro collaborativo tra le figure referenti aziendali (HR, facility, sicurezza, sostenibilità) e la figura del Mobility Manager incaricata non si limita solo ad ottimizzare gli spostamenti, ma genera valore tangibile per l’azienda e per le persone, a seguito di un’analisi accurata e di interventi mirati.
I principali benefici, misurabili e strategici, riguardano:
- i vantaggi diretti per il personale: migliore qualità della vita grazie alla riduzione dello stress da traffico, il risparmio economico e la maggiore flessibilità lavorativa, incentivo all’uso di mezzi più attivi, con ricadute positive sulla salute fisica e mentale.
- la riduzione degli impatti ambientali generati dagli spostamenti di lavoro del personale e per recarsi in ufficio
- la riduzione dei costi aziendali: diminuzione degli incidenti in itinere, efficienza energetica e risparmio su costi indiretti quali parcheggi aziendali, flotte auto, polizze assicurative e benefit legati alla mobilità individuale;
- lo sviluppo di relazioni industriali e territoriali: dialogo con enti locali e aziende del trasporto pubblico, collaborazione con altre imprese del territorio per creare reti di mobilità integrata;
- la valorizzazione della Corporate Social Responsibility (CSR): impegno ambientale e attrazione e fidelizzazione dei talenti grazie al piano di mobilità sostenibile come fattore di differenziazione;
- la possibilità di accedere a incentivi fiscali e finanziamenti pubblici;

Parliamo ora del vostro lavoro in UNI. La nostra organizzazione offre al personale la possibilità di usufruire dello smart working. Anche alla luce di queste nuove modalità di lavoro, come avete analizzato i bisogni di mobilità delle persone?
Sin dall’avvio dell’incarico come Mobility Manager per UNI, ci siamo trovati in una posizione particolarmente favorevole grazie a delle misure già consolidate all’interno dell’azienda, tra cui lo smart working strutturato e la flessibilità oraria. Queste precondizioni hanno rappresentato una base solida su cui costruire un percorso di miglioramento continuo, consentendoci di concentrare gli sforzi sull’analisi dei bisogni di mobilità delle persone.
Per quest’analisi si è adottato un approccio integrato, combinando due strumenti complementari: da una parte, l’analisi geografica delle provenienze per individuare cluster e assi di spostamento e identificare le opportunità di ottimizzazione; dall’altra parte una survey periodica sulle abitudini di mobilità, le motivazioni alla base delle scelte e la disponibilità al cambiamento. L’integrazione di questi dati ha consentito di progettare ulteriori interventi mirati.
Ci sono state criticità particolari che avete dovuto affrontare?
Nel corso degli anni, l’analisi delle abitudini e della predisposizione al cambiamento da parte del personale di UNI ha evidenziato un contesto particolarmente favorevole: non sono emerse resistenze significative nei confronti dell’adozione di nuove modalità di spostamento, anzi, si è registrata una curiosità diffusa verso soluzioni innovative e una disponibilità attiva a sperimentare alternative all’auto privata. La sfida che resta ancora aperta riguarda un accesso maggiormente flessibile al trasporto pubblico locale. Se da un lato lo smart working ha introdotto maggiore flessibilità e benessere per il personale, dall’altro ha generato una nuova esigenza: gli attuali abbonamenti mensili o annuali risultano spesso poco convenienti per chi si reca in sede solo alcuni giorni alla settimana, rendendo poco attraente l’uso del trasporto pubblico rispetto all’auto privata. La possibilità di acquistare carnet di corse a tariffe agevolate per i lavoratori rappresenterebbe una soluzione ideale. Tuttavia, questa opzione non dipende direttamente dall’azienda, ma richiede il dialogo e la collaborazione con gli enti gestori del trasporto pubblico locale. Per questo motivo, stiamo lavorando attivamente sui tavoli competenti per adattare l’offerta di trasporto pubblico alle nuove dinamiche lavorative.
Una volta stabiliti i bisogni, come avete strutturato la strategia di mobilità in UNI?
La strategia di mobilità di UNI si è evoluta negli anni secondo un approccio partecipativo e data-driven, fondato su due pilastri: l’ascolto attivo delle esigenze e delle predisposizioni individuali del personale e la valutazione realistica delle infrastrutture e delle opportunità offerte dal territorio, al fine di identificare soluzioni concrete, accessibili e realmente praticabili.
Da questa analisi è emersa una visione chiara: per favorire un cambiamento duraturo nelle abitudini di spostamento, non è sufficiente imporre un unico modello, ma occorre offrire una gamma ampia e diversificata di alternative, ciascuna sostenuta da incentivi mirati e da una comunicazione efficace.
UNI ha scelto quindi di non limitare le opzioni, ma di valorizzare la pluralità delle modalità di spostamento, riconoscendo che ogni dipendente ha esigenze, abitudini e vincoli diversi. La strategia adottata si basa dunque su un ventaglio di possibilità, accompagnato da incentivi alla prova e una campagna di comunicazione mirata, così da evitare che la mobilità sostenibile sia percepita come un’imposizione, ma piuttosto come una scelta consapevole.
Vogliamo elencare alcuni degli strumenti messi a disposizione al personale UNI?
UNI ha sviluppato, nel corso degli anni, un piano organico di interventi che offrono al personale soluzioni pratiche, vantaggi economici e servizi dedicati. Le principali iniziative attivate sono:
- Welcome Kit per le nuove risorse, con l’obiettivo di fornire fin dal primo giorno tutte le informazioni necessarie per muoversi in modo sostenibile e consapevole;
- contributo economico per l’acquisto degli abbonamenti annuali al trasporto pubblico locale, con un rimborso del 20% del costo totale sostenuto;
- 4 posteggi riservati nel parcheggio sotterraneo aziendale per chi condivide l’auto con colleghe e colleghi, al fine di promuovere il carpooling con un servizio esclusivo (parcheggio comodo, gratuito e sicuro);
- creazione di un’area attrezzata con spogliatoi e docce per chi arriva in bici o a piedi, insieme a un posteggio sicuro e coperto all’interno del cortile aziendale e un kit di manutenzione per piccole riparazioni alle bici;
- convenzione con BikeMi per consentire l’utilizzo del servizio di bike sharing a tariffe agevolate;
- 4 postazioni di ricarica per le auto elettriche nel parcheggio sotterraneo;

Quali sono le prospettive e gli obiettivi futuri che avete prefissato per migliorare ancor più la mobilità sostenibile in UNI? La recente norma UNI 11977 sui profili professionali della mobilità aziendale è in un certo senso un riconoscimento dell’importanza del mobility management all’interno delle organizzazioni. Qual è a vostro avviso la consapevolezza maturata su questo tema da parte del tessuto imprenditoriale del Paese?
Alla luce dei risultati ottenuti e dell’esperienza maturata, in futuro si intende rafforzare ulteriormente l’impegno verso la mobilità sostenibile, continuando a erogare campagne di comunicazione efficacie migliorando il monitoraggio dei dati per soluzioni sempre più mirate.
Grazie alla recente norma UNI 11977 si è ottenuto un riconoscimento fondamentale del ruolo strategico della figura del Mobility Manager all’interno delle organizzazioni, non solo come strumento di adempimento normativo, ma come leva di innovazione e sostenibilità.
A nostro avviso la consapevolezza del tessuto imprenditoriale del Paese sul tema è attualmente disomogenea: da un lato le grandi aziende e le realtà più attente alla CSR e alle tematiche ESG hanno ormai compreso il valore del Mobility Management, accogliendolo con impegno; dall’altro lato molte PMI faticano ancora a cogliere le opportunità legate a una gestione strutturata della mobilità, percependola ancora unicamente come un onere burocratico. L’obiettivo, grazie anche all’esempio di realtà come UNI, è diffondere e valorizzare le best practice delle aziende virtuose, trasformandole in modelli di riferimento concreti e replicabili.
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